GIOCA sull' identità e sulla doppiezza dell' io l' ultima prova
narrativa di Gianfranco Pecchinenda, docente di Sociologia della
conoscenza alla Federico II e preside della facoltà di Sociologia. Un
tema caro alla letteratura, specie a quella del secolo scorso. Un tema
che Pecchinenda contamina con gli argomenti dei suoi studi, con le
nuove tecnologie della comunicazione, in particolare. E l' identità del
soggetto diventa l' abusato profilo su Facebook. Più di uno, perché
le identità possibili on line sono quante si ha la pazienza di
costruirsene, o quanto qualcun altro ne costruisce per conto del
soggetto. Profili talmente credibili, talmente "vivi" nonostante si
tratti di una vita immaginaria, da considerare omicidio la soppressione
di uno di essi, la cancellazione di un profilo. Un omicidio attorno al
quale investigare, nel libro di Pecchinenda, che è infatti anche un
giallo. Un giallo psicologico. Il colpevole? Appena scontato che si
tratti dell' autore stesso. Il breve (94 pagine) romanzo di Pecchinenda
si intitola "Essere Ricardo Montero" e Montero, protagonista della
prima parte, racconta la sua scelta di essere scrittore: più difficile
da scegliere che da essere. Perché si tratta di una decisione, quella
d' esser scrittore, «radicale e assoluta». Essere scrittore, scrive
Pecchinenda, «significa obbligarsi a stare soli, seduti e in
silenzio... nel momento in cui uno si è convinto di essere uno
scrittore ha più della metà del cammino già fatta». Questo Pecchinenda
dice nella finzione letteraria, mentre nella realtà spiega che «la
decisione di mettermi alla prova come scrittore scaturisce dalla
convergenza di due diversi percorsi. Il primo è legato al mio mestiere
di ricercatore e docente di sociologia. A lungo andare, i miei
tentativi di spiegazione dei comportamenti umani si sono quasi
naturalmente incontrati con le geniali intuizioni derivanti dalla
letteratura e dalle grandi narrazioni artistiche. Il secondo percorso è
legato invece a motivazioni di carattere più personale: la scomparsa
di mio padre mi ha a un certo punto dato una sorta di scossa,
portandomi a decidere di provare a oggettivare le mie riflessioni (e se
vogliamo anche il mio sentire più intimo) nella scrittura. A partire
da allora ho cominciato a sentirmi uno scrittore, e a vivere, pensare e
agire in quanto tale». Così il doppio è anche quello che si sceglie,
non solo il profilo "letto" dagli altri, e, nel caso di Pecchinenda, la
finzione letteraria diventa realtà quando ribadisce: «Chi vuole fare
lo scrittore, essere uno scrittore, deve innanzitutto inventarsi "un
altro", un individuo che si assumerà il dovere di scrivere le sue
opere». E pazienza se di quell' altro si finirà «prima o poi per
diventare schiavi». Difficile distinguere, letto il libro, le parole
del Pecchinenda autore da quelle del suo Ricardo Montero.